E' una tradizione ed una convenzione (e per estensione una forma di governo) per la quale il potere politico o economico, nell'ambito di una comunità, sia demandato alla madre più anziana della comunità stessa. È discusso se possa considerarsi un istituto giuridico in senso stretto, trattandosi di una forma e di una caratterizzazione sessista dell'esercizio del potere.
Il termine deriva dalla parola latina mater (madre) e dalla radice greca archein (essere a capo, comandare), che indica il comando, devoluto appunto alla matriarca. È, evidentemente, una forma di organizzazione sociale contrapposta al ben più frequente patriarcato, nel quale i ruoli sono analogamente volti al maschile.
Il matriarcato non va confuso con la matrilinearità, per la quale i figli acquisiscono il cognome materno anziché quello paterno e le linee ereditarie si seguono in via muliebre.
Negli ultimi decenni, con lo sviluppo delle scienze sociali, si sono prodotti molti studi in argomento e numerosi studiosi e storici hanno ipotizzato che il matriarcato possa essere stata la forma di governo delle comunità umane primitive: soprattutto in considerazione dei vari culti delle Dee Madri (Astarte, Tanit, ecc.) specialmente diffusi nel Mar Mediterraneo centro-orientale, e quindi della prevalenza del segno femminile nella spiritualità e nella monumentalità, si suppone infatti che mentre all'uomo sarebbero state demandate le funzioni pratiche di sussistenza (approvvigionamento, caccia - funzioni "esterne" all'aggregato sociale, alla caverna), alla donna si sarebbe invece delegata l'organizzazione sociale ("funzione interna").
Le ipotesi, formulate col metodo deduttivo su un'esigua base d'indagine, si articolano poi di molte corollarie teorizzazioni, ma sostanzialmente concordano sulla raffigurazione di nuclei associati preistorici denotati da una figura femminile stabile nel centro geografico di aggregazione del nucleo sociale mentre il maschio avrebbe avuto funzioni cercatorie ed esplorative. Per la presenza costante in situ la donna avrebbe avuto dunque diretto e continuo contatto con l'essenziale economia e dunque avrebbe di fatto gestito il potere: ipotesi possibile, ma poco convincente. Molto di più lo è quella che motiva il primato della donna e la sua gestione del potere economico-politico con l'enorme prestigio che le derivava dal fatto di essere considerata unica procreatrice dei membri del gruppo, prestigio che le fu tolto solo dalla scoperta della paternità.
L'archeologia certo fornisce buon saggio dell'antichità dei culti femminili: sono davvero numerose le cosiddette Veneri preistoriche ossia semplici statuette (anche in forma di bétili o di rocce lavorate) databili ad almeno 15.000 anni fa; queste raffigurazioni, laddove prive di una caratterizzazione di sesso, riproducono comunque archetipi di fertilità (seni e fianchi enfatizzati), e molte epoche le separano dalle prime raffigurazioni maschili. Si tratta dunque quasi certamente di segni femminili, sebbene (almeno in qualche caso) ne sia un po' meno certa l'effettiva adibizione ad oggetti di culto.
Si noti, ad ogni modo, che queste pur affascinanti teorie non sono unanimemente condivise, ed anzi sono vigorosamente contestate sul punto dell'asserito nesso fra le raffigurazioni spiritualiste e monumentali femmili e la supposta supremazia politico-economica: nulla infatti conforta con rigorosa scientificità la suggerita correlazione. La presenza di simbologia femminile, cioè, non sarebbe in sé sufficiente ad indicare una prevalenza delle donne sugli uomini. La polemica ha peraltro debordato dall'ambito scientifico per riversarsi anche su contrapposizioni ideologiche, acuite nel Novecento dallo sviluppo del femminismo e dalle reazioni a questo contrarie.
Nella mitologia greca, si ebbe con il mito delle amazzoni un emblematico esempio di società matriacale. Studiando la mitologia si reputa anche in Grecia la presenza di una società matriarcale prima dell'arrivo degli Achei. I riti religiosi indicavano un'autonomia della donna a rimanere in gravidanza e quindi a generare la vita, la paternità non veniva tenuta in nessun conto.
(fonte: internet)